Ci dici una cosa che le persone di solito non sanno, di te, ma che ti ha influenzato in quello che sei?
Daniela -“Mi sono sempre sentita il prodotto di culture e popoli diversi, tra gli Arabi e i Normanni, anche perché figlia di meridionali con cultura universitaria, emigrati al Nord, ulteriormente diversa tra i diversi. Lo sguardo ‘estraneo’, la sensazione di estraneità a volte dà il vantaggio e la libertà dell’originalità.”
Se non fossi finita nel tuo ruolo / industria attuale, cosa ne sarebbe stato di te?
Daniela -“Dico sempre che la prossima volta che rinasco, farò la fiorista! La natura e l’amore per il bello e per l’arte combinati insieme!”
Quale è la tua sfida più grande, e perché è una cosa buona per te?
Daniela -“La sfida per me è non rimanere mai uguali a se stessi per troppo tempo. Mi dà la possibilità di vivere varie vite, di non riuscire (purtroppo) mai ad abituarmi ad una situazione di comfort, ma anche di conoscere persone speciali e molto diverse tra loro. Ecco, sono grata per averle incontrate!”
Che cosa ti spinge?
Daniela -“Mi guida e mi ispira la mia grande curiosità…al limite del difetto, tra serendipità e dispersività.”
Qual è il tuo risultato più grande?
Daniela -“Risposta da mamma italiana: mio figlio, nella sua profondità e originalità. In realtà è una battaglia quotidiana, più che un grande risultato, ma va bene così.”
L’ultimo libro che hai letto?
Daniela -“Purtroppo leggo più di un libro alla volta, ma diciamo “Una storia naturale della curiosità” di Alberto Manguel (insieme a “Tutto quello che sai sul cibo è falso ” di Sara Farinetti e a “Non fare lo struzzo ” di Brian Tracy), più almeno un’altra decina iniziati e non finiti… che fluttuano tra il comodino e l’e-reader.”
Che altra domanda pensi che dovremmo farti, e quale è la risposta?
Daniela -“La domanda fondamentale, ovviamente! Sulla vita, l’universo e tutto quanto ☺☺☺ E la risposta la sapete! ☺ Ma se devo pensare ad una domanda seria, mi chiedo e chiedo se pensiamo che la società civile ed economica italiana sarà mai in grado di recepire i valori fondamentali dell’Agile Manifesto. Io credo che ci sia molto da lavorare a livello di cultura, con la “c” minuscola, cultura quotidiana delle organizzazioni, per avvicinarci a un modello che metta al primo posto la persona e i valori. Temo che, qui da noi, il “valore” come giusto riconoscimento materiale sia osteggiato in modo strisciante, da un malinteso di fondo sulla ricompensa terrena e dalla conseguente ipocrisia di ritenerla immorale, che porta a trattarla (ottenerla) in modo “illegale”…
Chi sono le prossime persone a cui dovremmo fare queste domande? (per cortesia nominane due)
Daniela -“Mi piacerebbe leggere le risposte di Claudio Saurin e di Claudio Perrone…. E di molti altri!