Ci dici una cosa che le persone di solito non sanno, di te, ma che ti ha influenzato in quello che sei?
Fabio -“Per rispondere a questa domanda utilizzerò una definizione che dava di me una brillante professoressa del liceo, tanti anni fa: diceva che ero un perfetto rappresentante del Rinascimento. Diceva questo riferendosi al fatto che i miei interessi spaziavano in molti settori, dalla musica alla pittura, dal teatro alla scienza. Certo, la successiva laurea in Fisica ha acuito in me un atteggiamento più empirico, ma non per questo meno caratterizzato da un approccio che definirei più olistico che riduzionista e nel quale la componente artistica è sempre in valido contrappunto con quella scientifica. Direi che l’interazione tra le due ‘anime’ costituiscono in me una dialettica o meglio uno stato Zen (Yin e Yang) in perpetuo equilibro dinamico. Non mi chiedere una definizione esatta di ‘equilibrio dinamico’ 😉 Quello che voglio dire è che la pulsione duale artistico/scientifica così come quale interiore ed esteriore è una mia forte caratteristica alla quale non rinuncerei. Detto questo, posso affermare che l’eclettismo mi ha sempre caratterizzato: probabilmente da qualche anno ha uno spettro d’interessi leggermente meno esteso (nel senso che ne ho ristretto l’ambito), ma in ogni caso caratterizza il mio approccio. Mi piace focalizzarmi, ma allo stesso tempo sento che il particolare deve far parte di un ‘progetto/afflato’ più ampio. Forse non tutti sanno che OpenWare (link www.open-ware.org) ovvero la struttura mediante la quale opero in ambito Lean Agile è parte di uno spettro più ampio di iniziative tutte connesse dalla declinazione dello stesso logo che unisce lo Zen alle tipologie delle diverse razze umane: OpenMusic – mediante la quale è stato realizzato ad esempio il CD di world Fusion “Cities of Dream” dell’ensemble (appunto e multi-etnico) Terre Differenti. OpenIdea – con cui ho lanciato diverse iniziative di Startup … OpenMedia – mediante la quale realizzare opere multimediali e installazioni interattive. OpenWare – l’organizzazione che mi consente di operare in campo Lean Agile e di Change Management. Per concludere… vi dirò che a distanza di anni, sono veramente fiero del logo da me ipotizzato e poi completato dalla mia amica Francesca Marini. Eccolo nella sua declinazione OpenWare.
“
Se non fossi finito nel tuo ruolo / industria attuale, cosa ne sarebbe stato di te?
Fabio -“Nella vita ho avuto sempre delle grandi passioni, le prime due sono state la Fisica (anzi l’Astrofisica) e la Musica (tanti generi musicali che spaziano dal jazz alla classica, dall’elettronica alla world music). Quindi una risposta semplice alla tua domanda sarebbe la seguente: un astrofisico o un musicista, compositore. In realtà la risposta più verosimile è che sarei stato, ciò che sono ora, un appassionato di metodologie e Change Management che ha l’animo del musicista e la mente di un fisico. O almeno ci provo, cercando di imparare e migliorare continuamente dai miei errori 😉 Quello che voglio dire, è che se crediamo realmente in ciò che facciamo cercando di dare il massimo di noi stessi, è giusto che saremo tutto ciò che siamo stati: con tutti i nostri errori e successi, ovviamente supportati dai legami umani e sociali che saremo stati in grado di realizzare. Ma non finisce qui … La cosa più sorprendente, a mio avviso, è che la somma dei nostri ‘me stesso’ può non essere lineare… l’unione delle parti darà vita a qualcosa di dinamiche e cangiante che è superiore ad una semplice somma algebrica. D’altra parte siamo dei Complex Adaptive Systems e operiamo in contesti complessi e talvolta caotici. Ma proprio per questo, talvolta ho la netta sensazione di poter suonare una “Sprint Retrospective” o di fare un esperimento ‘scientifico’ legato all’ideazione di una nuova Innovative Organization. Rendo l’idea? ;-)”
Quale è la tua sfida più grande, e perché è una cosa buona per te?
Fabio -“La maggiore sfida per me è combattere costantemente il mio carattere che da una parte è pieno di passione e voglia di esplorare le novità e dall’altro è vigile e direi quasi ‘ansioso’. Perché ritengo che questo possa essere un aspetto positivo? La risposta è a mio avviso interessante in quanto la dualità attiva/propulsiva da una parte e più riflessiva dall’altra mi consente di affrontare grandi sfide con coraggio e senso di realtà, concretezza. Essere stato per decenni un Project Manager e un C-level Manager (CTO, Director of Technology/Production) mi ha di certo formato. Il mio carattere mi porta spesso anche a essere visto da alcune persone come ‘abrasivo’ (definizione datami da un amico CTO che accolgo come calzante). Sono costantemente volto verso l’ottenimento di un successo collettivo e questo può essere visto talvolta come una forma di impazienza. Le persone mi riconoscono d’altronde una grande passione e forte sincerità. Questo ha consentito negli anni di creare delle vere e profonde amicizie e forme di collaborazione in molti ambiti professionali. Un’altra importante sfida per me è quella di riuscire a creare un team con i miei ‘clienti’. Intendo che per me e le persone a cui faccio da consulente e coach, un obiettivo e una sfida fondamentale è proprio quella di formare una squadra unita da Purpose (Vision, Mission e Mission Test), Alignemnt e Context – vedere ‘LiftOff’ di Diana Larsen e Ainsley Nies.”
Che cosa ti spinge?
Fabio -“Direi che ciò che mi guida è essenzialmente la passione e la voglia di creare “un mondo diverso e migliore”. Questa è stata sempre una spinta interiore molto forte. Un desiderio profondo accompagnato dalla voglia di conoscere, apprendere, interiorizzare e sperimentare. Da piccolo guardavo le stesse in cielo, leggevo romanzi di fantascienza e distopie (G. Orwell, A. Huxley, …) sognando di diventare un astrofisico. Arrivato al liceo e poi all’Università ho fatto parte del movimento politico di sinistra degli anni ’70. Quindi scienza e socialità. Adoro studiare e conoscere cose nuove. Però mi piace di più farlo in maniera empirica/sperimentale assieme ad altre persone. Si ecco … proprio insieme ad altre persone – con loro. Non riesco a pensare a un successo o a un traguardo solitario. Farlo assieme per me è fondamentale! Essere parte di un team … La mia vita è costellata di gruppi (musicali, teatrali, politici, …) e ora dalla fantastica collaborazione con team Lean Agile, coach e consulenti con cui collaboro e team di Manager con i quali stiamo cercando di modificare e di far ‘crescere’ a livello profondo e culturale aziende per renderle innanzi tutto dei ‘mondi migliori’ per tutti. Ovviamente Lean Agile è una componente fondamentale del quadro. Tutto ciò ha portato, tra l’altro, alla nascita della grande community su LinkedIn “Lean Agile Italy”, che consta di circa 3000 partecipanti – e alla realizzazione del POCamp che quest’anno vedrà la quarta edizione a Settembre 2016. Inoltre mi piace molto creare valore e sognare. Questi due sono stati per me due importantissimi driver: Valore: direi quasi la bellezza. Fare cose mediocri per me è quasi una sensazione fisica e negativa. Si direi che un altro aspetto del mio carattere è dato da una forte insofferenza per la mediocrità e la ‘bruttezza’ a tutti i livelli (l’ignoranza per me è realmente ‘brutta’, quasi ripugnante). Sogno: da sempre. I miei sogni sono stati i sogni di grandi registi (S. Kubrick, A. Tarkovsky, M. Antonioni, …), di grandi musicisti (M. Davis, Pink Floyd, …) e di grandi pensatori (S. Hawking, R. Dawkins, K. Lorentz, …). Cerco di condividere grandi sogni ad occhi aperti con i miei collaboratori e clienti!”
Qual è il tuo risultato più grande?
Fabio -“Questa è la famosa domanda che speri non ti venga fatta 😉 … A parte gli scherzi, identificare in un unico elemento il più grande risultato o successo è veramente difficile e forse riduttivo. Per i risultati sono qualcosa che cresce e si evolve. Importanti risultati sono stati quelli legati al successo di numerose transizioni Lean Agile in aziende in cui ero un C-level Manager o successivamente di miei clienti. Altre conquiste per me sono la nascita di decine (oramai direi centinaia) di team a cui ho fatto da coach. Spettacolari per me sono certe manifestazioni di ‘self-organization’ e empowerment (o meglio di vera co-creazione) delle numerose Community of Practice che ho avuto l’onore di vedere nascere e che ho prima guidato e poi seguito come coach. Essere diventato negli anni un coach è anche questa per me una grande conquista. Mi piace lavorare a un meta livello, essere pragmatico ed allo stesso tempo un Visionario che aiuta gli altri a realizzare i loro sogni. Voglio raccontarvi a tal proposito due importanti successi.: La sessione di Innovation Lab fatta a livello d’intera organizzazione di Neomobile a Settembre del 2015; in cui sono stati completamente ristrutturati Vision, Mission, Values e Agreements aziendali. Una sessione di Lean StartUp eXperience (sempre in Neomobile) in cui è stato creato un fantastico intreccio di divertimento, apprendimento e energia innovativa con oltre 40 partecipanti e organizzatori a Dicembre dello scorso anno. Il lancio di un importante Program Agile con una grande realtà Italiana. Tutte queste esperienze sono legate proprio alla grande sfida di essere un team cross-funzionale, che si auto-organizza – guidato da un’idea di co-creation e da un sogno potente!”
L’ultimo libro che hai letto?
Fabio -“In realtà non esiste un ultimo libro, ma un gruppo (anche disomogeneo) di ultimi libri. So che il BIP (Book in Progress) andrebbe tenuto basso (possibilmente a uno solo), ma … in realtà mi è sempre piaciuto leggere più testi contemporaneamente. Non molti ma, alcuni. Tra i libri più stimolanti che sto leggendo in questo momento e che vi possono interessare posso citare i seguenti due: “Lean Innovation: A Fast Path from Knowledge to Value” – Claus Sehested, Henrik Sonnenberg (2010), “More Fearless Change: Strategies for Making Your Ideas Happen” – Mary Lynn Manns, Linda Rising (2016). Del primo libro, trovo molto interessante la tematica inerente la contrapposizione tra Exploration e Exploitation. Essere un’organizzazione Lean Agile vuol dire confinare la maggior parte degli sforzi nell‘exploitation’, oppure è possibile perseguire un sogno d’innovazione? Come si conciliano queste due anime, sia dal punto di vista concettuale che attuativo? Che impatti abbiamo sull’organizzazione Lean Agile futura? Il libro suggerisce un possibile percorso iterativo tra creatività ed efficacia. Sul filone della Lean Innovation, sto leggendo una serie di altri testi (libri, blog, articoli …). Per quanto riguarda il secondo testo, anni fa ho letto con molto interesse il libro delle Lynn Mann e Rising, ora in “More Fearless Change” le autrici riflettono su tutto quello che hanno imparato sui loro modelli originali negli ultimi dieci anni. Come sapete il lavoro di tutti noi impegnati su fronte del cambiamento culturale (Lean Agile, …) è condizionato in maniera sostanziale proprio dalla paura del cambiamento. Per questo consiglio a tutti questo testo da abbinare ad altri classici come (“My Iceberg is melting”, “Who Moved My Chees”, “Lean Change Management” …). Inoltre, sono in attesa, come immagino parecchi di voi, del nuovo libro di Larman su LeSS. Come sapete il tema di Lean Agile Enterprise e Scaling per me è un ‘chiodo fisso’ da oltre dieci anni. ;-)”
Che altra domanda pensi che dovremmo farti, e quale è la risposta?
Fabio -“Potresti domandarmi quali sono i miei più recenti interessi in ambito Lean Agile. Ti direi che tra le tematiche più interessanti che sto seguendo ci sono, da una parte, quelle legate all’applicazione Enterprise delle discipline Lean Agile e dall’altra le stimolanti questioni relative all’Innovation (vedere quanto scritto precedentemente sui libri che sto leggendo). Una questione non banale è la seguente: come far nascere e convivere un’innovazione continua all’interno delle organizzazioni Lean Agile? Il discorso è veramente ampio e spero di poter avere il nodo di trattarlo in un panel o un talk in qualche conferenza. Per ora posso dirvi che all’interno delle organizzazioni di cui sono coach e consultant il tema è molto sentito e ruota attorni a tutta una serie di concetti tanto fondamentali quanto non banali. Tra questi potrei citare: “Ambidestruos”, “Organization Multi-Horizons”, “Explotation versus Exploration”.
Ambidestruos Organization – L’organizzazione ambidestra utilizza come metafora quella di Giano e deve tenere i suoi ‘occhi’ sia sul passato che sul futuro, non dimenticando mai il presente. In anni di ricerche si è scoperto un ‘pattern’ organizzativo. Mentre da una parte ci sono organizzazioni di dimensioni gigantesche che hanno fallito (es: Kodak e Boing), dall’altra abbiamo realtà con una peculiare struttura organizzativa che è stata in grado sia di valorizzare il presente sia di esplorare il futuro mediante una forte separazione tra le loro unità innovative e quelle tradizionali. Questo ha consentito loro di far nascere diversi processi, strutture e culture e, al tempo stesso, mantenere stretti collegamenti tra unità dirigenti di alto livello e quelle di più basso livello (‘go & see’, ‘co-creation’). In altre parole, riescono a creare una separazione organizzativa attraverso un team di senior manager fortemente integrato, ma che ha totalmente sposato un modello Leadership moderna (Servant & Host Leadership, …). Concluderei con una citazione: “Un‘azienda non deve scappare dal suo passato ma deve tenerlo davanti a se per proiettarsi nel futuro”.
Gli altri due concetti sono legati al precedente e rappresentano per me una sfida quotidiana all’interno d’interessanti e stimolanti collaborazioni con Manager e C-level.”
Chi sono le prossime persone a cui dovremmo fare queste domande? (per cortesia nominane due)
Fabio -“Mi piacerebbe sentire le risposte di Paolo Sammicheli, con il quale collaboro in modo molto soddisfacente da oltre un anno e quelle di Stefano Leli con il quale condivido la passione e l’interesse per le tematiche Lean Agile da un discreto numero di anni. Per concludere vorrei dicendo che le cose più importanti e profonde le sto imparando proprio dalla collaborazione con altri coach e Lean Agile consultant e dal dovere essere sempre vigili e propositivi con i team, e le community a cui ho il piacere di fare da coach, nonché dai Manager con in quali stiamo imparando reciprocamente a creare delle Learning Organization.”