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Claudio Perrone

nominato in Who is Agile in Italy da:

Daniela D. Rinaldi

Ci dici una cosa che le persone di solito non sanno, di te, ma che ti ha influenzato in quello che sei?

Claudio – Il mio bisnonno ha costruito un piccolo impero partendo da zero. Ha progettato, fabbricato e lanciato un noto marchio di mobili da cucina in Francia. Purtroppo la sua attività è crollata tragicamente poco tempo dopo essere andato in pensione. Ero giovane, ma ho un vivido ricordo di lui. Era un artigiano, un artista e, in ultima analisi, un imprenditore. Sua nipote, mia mamma, è un’ artista di talento e una poetessa francese – italiana molto conosciuta e apprezzata. Mio padre è stato un piccolo imprenditore, adesso in pensione.

Vengo da generazioni di ingegneri, artisti e imprenditori . Non dovrebbe sorprendere il fatto che io sia cresciuto seguendo il principio di Oscar Wilde : “Sii te stesso; chiunque altro è già stato preso”

Se non fossi finito nel tuo ruolo / industria attuale, cosa ne sarebbe stato di te?

Claudio – Lavorare nel settore della tecnologia è stata (ed è tuttora) una vocazione, non un qualcosa che è semplicemente accaduto. Sono diventato esattamente ciò che ho scelto di diventare. In futuro, diventerò ciò che sceglierò di diventare.

Negli ultimi anni, ho scoperto e sviluppato alcuni dei miei talenti artistici, in particolare narrazione visiva e illustrazioni. Mi piace sviluppare e padroneggiare competenze a un livello tale da permettermi di ottenere un “buon lavoro” in un altro settore, per poi applicarle invece per aiutarmi a rispondere alle esigenze del mio settore. In un universo parallelo, immagino sarei in qualche altro settore. Ma finirei ancora per combattere il conformismo, sviluppare il mio talento e, spero, continuare a contribuire in maniera unica.

Quale è la tua sfida più grande, e perché è una cosa buona per te?

Claudio – La scala della mia sfida è sia personale che planetaria. Si chiama inerzia: la nostra tendenza a non fare nulla o non cambiare.

Uno per uno, giorno dopo giorno, cadiamo vittime dell’inerzia personale e quella degli altri. Affoghiamo, tirati giù dal nostro sonnambulismo quotidiano, dalle decisioni non prese, da ciò che è convenzionale e sicuro, dalla la nostra povertà di pensiero, dal nostro tran-tran, le cattive politiche, i processi non idonei, la burocrazia opprimente e altro ancora.

In questa tragedia umana, almeno ho trovato un proposito personale, che è quello di aiutare le persone a rendersi conto che la maggior parte dei sistemi che abbiamo a che fare non sono il risultato di qualche regola cosmica. Sono stati creati dall’uomo; e dagli esseri umani saranno distrutti se non sono più idonei al loro scopo.

Che cosa ti spinge?

Claudio – Io dico sempre che “non è ciò fai, ma ciò che impari facendolo che conta”.

Detto questo, spesso aggiungo: “Poi però, non è ciò che impari, ma ciò che fai con quello che hai imparato che conta.”

Come molti nel nostro campo, sono spinto dall’opportunità di imparare e crescere. Ho imparato molto facendo esperienza sporcandomi le mani e mi sono impegnato nel disegnare e inventare sistemi che accelerino e portino in superficie la maniera in cui pensiamo e impariamo.

Qual è il tuo risultato più grande?

Claudio – Ho inventato strumenti e approcci che vengono utilizzati non solo da aziende di piccole e grandi dimensioni, ma anche da laboratori di ricerca sul cancro, agenzie governative, scuole e addirittura attivisti sociali al fine di combattere povertà e razzismo.
Ho finalmente capito di avere l’opportunità di usare il mio talento non solo per migliorare il mio mestiere o per sfruttare opportunità commerciali. Posso lottare per una causa e inventare cose per aiutare gli altri a cambiare il mondo. PopcornFlow, l’ultimo sistema che ho creato, è un risultato esemplare di questo modo di pensare.

L’ultimo libro che hai letto?

Claudio – “Book Blueprint: How Any Entrepreneur Can Write an Awesome Book” by Jacqui Pretty.
Lo consiglio vivamente a chiunque sia interessato a scrivere un libro che la gente voglia leggere.
Attualmente, sto leggendo una pre-release del nuovo libro di Ash Maurya “Scaling Lean: Master the Key Metrics for Startup Growth”

Che altra domanda pensi che dovremmo farti, e quale è la risposta?

Claudio – Più che assumere CHI è Agile, chiederei “QUANDO sei Agile?”.

Alcune persone – specialmente all’inizio del loro cammino – associano l’agilità con la conformità ad alcune cerimonie.
La maggior parte di noi vedrebbe giustamente un sacco di difetti in questo punto di vista.
Altri associano l’agilità con un sistema di valori e una serie di principi ben rappresentati dal Manifesto Agile. A tale proposito, chiedere “Chi è Agile” ha un senso.

Sono abbastanza d’accordo con questo punto di vista, ma trovo che sia una descrizione po’ troppo statica e incompleta.
Per me, l’essenza dell’agilità sta nell’evoluzione rapida. E ‘un viaggio senza fine.
Alcune settimane ci evolviamo mentre altre settimane cadiamo nel tran-tran quotidiano e non ci sfidiamo tanto quanto avremmo potuto.
Ho preso l’abitudine di creare un burn-up chart personale per monitorare il mio “flusso di apprendimento”, ovvero il tasso di esperimenti che eseguo ogni settimana. Sorpresi? L’evoluzione rapida è un qualcosa che prendo sul serio. La scorsa settimana, per esempio, ho eseguito 5 esperimenti per esplorare diverse strategie utili ad affrontare alcune delle mie sfide. Fantastico.
Altre settimane, tuttavia, il quadro è molto più tetro. La linea è piatta. Agile è morto. L’inerzia vince.

Chi sono le prossime persone a cui dovremmo fare queste domande? (per cortesia nominane due)

Claudio – Giulio Roggero e Gaetano Mazzanti

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Giulio Roggero

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Gaetano Mazzanti