Ci dici una cosa che le persone di solito non sanno, di te, ma che ti ha influenzato in quello che sei?
Alessandro -“Adoro le moto d’epoca. Mi piace restaurarle e usarle per qualche gita nel tempo libero. Dopo qualche tempo le vendo e passo a restaurare il “rudere” successivo. La minuziosa ricerca storica e di documentazione necessaria per iniziare un progetto di restauro, la sfida nel reperire ricambi rari, talvolta introvabili (e in quel caso bisogna auto-costruirseli), coordinare una pletora di artigiani che ti aiutano con abilità tecniche e strumenti che tu non possiedi (cromatore, carrozziere, rettificatore di motori, tappezziere…): tutto questo assomiglia molto al mio lavoro di Product Owner. Non saprei dire se il mio hobby abbia maggiormente influenzato il mio lavoro o viceversa. Sicuramente uso boards Trello per entrambi!”
Se non fossi finito nel tuo ruolo / industria attuale, cosa ne sarebbe stato di te?
Alessandro -“Forse sarei diventato uno Chef. Ho sempre avuto la passione per la cucina. Ma a 14 anni sarebbe stata una decisione troppo azzardata, per il contesto in cui mi trovavo, scegliere l’Istituto Alberghiero. E così scelsi il Liceo Scientifico e poi la Facoltà di Ingegneria. Chissà, magari nella prossima vita…”
Quale è la tua sfida più grande, e perché è una cosa buona per te?
Alessandro -“Mantenersi aggiornati. Navigare nel turbinìo di idee sempre nuove, nuove metodologie, tools, libri… Saper scegliere le cose che sembrano più promettenti, quelle che hanno fondamenti solidi, cercando invece di evitare quelle che sono soltanto una moda, e nel frattempo chiedersi sempre se quello che si sta considerando sia coerente o meno con il Manifesto Agile. Quindi ritagliarsi del tempo per approfondirle e applicarle, per poi ricominciare da capo con le ultime novità. Tutto questo mentre la routine quotidiana del lavoro deve andare avanti, il tempo da dedicare alla famiglia deve rimanere di qualità, e cosi il tempo da dedicare alle proprie passioni extra-lavorative.
Questa frenesia è impegnativa da governare, ma oramai la tendenza è questa e bisogna conviverci, incorporarla nella propria vita.”
Che cosa ti spinge?
Alessandro -“La curiosità e il desiderio di imparare cose nuove. E l’appagamento nel sentirsi ringraziare dalle persone per le quali hai lavorato, dai clienti che ti esprimono gratitudine perché, tramite ciò che hai realizzato per loro, la loro vita è migliorata.
Negli ultimi tre anni ho avuto l’onore di contribuire a organizzazione eventi importanti per la comunità agile italiana: Italian Agile Days, MiniIAD, POCamp. Lavorare a una conferenza come IAD richiede di dedicarsi a molte attività diverse, che durano un intero anno, per poi concretizzarsi ed “evaporare” nel giro di un paio di giorni. Quello che rimane sono splendidi ricordi, sensazioni, i ringraziamenti delle persone e un arrivederci all’anno successivo. Mi piace paragonare queste conferenze alla preparazione dei fuochi d’artificio, o dei Mandala di sabbia tibetani.”
Qual è il tuo risultato più grande?
Alessandro -“Mia figlia Costanza, che adesso ha 6 mesi. Ma non è solo un risultato personale: ho fatto “pair” con mia moglie Francesca.
Dal punto di vista professionale, lavorare in un team di persone eccezionali, delle grandi competenze tecniche e umanità, in cui vive un regime di fiducia e collaborazione che difficilmente ho visto in altre realtà lavorative.”
L’ultimo libro che hai letto?
Alessandro -“‘Lean Thinking’ di Womack e Jones e ‘Impact Mapping’ di Gojko Adzic.
Sul comodino in questo momento ho ‘Getting to Yes’ di Fisher & Ury, e ‘#Workout’ di Jurgen Appelo.
Ultimamente mi appassiona tornare alle radici del Lean, quindi cerco di alternare sempre qualcosa di specifico sulla Product Ownership, e qualcosa di ‘storico’ per capire ‘come siamo arrivati qui’.”
Che altra domanda pensi che dovremmo farti, e quale è la risposta?
Alessandro -“Perché così difficile coinvolgere i manager nelle trasformazioni agili?
Credo ci sia una questione culturale da risolvere alla radice, partendo dalle scuole e dalle università, per scardinare strumenti e teorie di gestione aziendale preistoriche, ma che tutt’ora la fanno da padrone. Questo vuole dire che forse ci vorrà un’intera generazione prima di vedere risultati tangibili, ma è ora di cominciare, e purtroppo nelle università si vede ancora molto poco (poco a Ingegneria, ancora meno a Economia), E’ sconfortante; la nostra comunità deve concentrare qui le sue energie. Gli effetti si manifesteranno nel lungo periodo, ma i risultati possono essere straordinari a livello economico e sociale.”
Chi sono le prossime persone a cui dovremmo fare queste domande e perchè?
Alessandro -“Ferdinando Santacroce e Marco Abis”